Una guarigione “miracolosa”. Suor Maria Carola ora è Beata

Una cittadellese diventa beata: nacque a Cittadella 150 anni fa, fece la missionaria in Africa, Papa Francesco aveva dato poco più di un anno fa il placet alla Congregazione delle Cause dei Santi per promulgare il Decreto riguardante le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Carola Cecchin, al secolo Fiorina. E ieri il grande passo: è arrivata l’approvazione definitiva del vescovo di Roma nell’udienza al cardinale prefetto Marcello Semeraro, la suora originaria della città murata è Beata. Religiosa professa della Congregazione delle suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, suor Maria Carola nacque il 3 aprile 1877 a Cittadella – nell’attuale territorio della parrocchia di Laghi – e morì sul piroscafo mentre rientrava dal Kenya all’Italia il 13 novembre 1925. Quinta di otto fratelli, i genitori erano persone modeste ma sagge e di salda fede; Fiorina aveva una vocazione profonda ed entrò nel Cottolengo di Torino nel 1896: aveva 19 anni. Nel 1903 la Piccola Casa, per decisione di padre Giuseppe Ferrero, allargò gli orizzonti ed estese la sua carità fino in Africa. La suora cittadellese partì per il Kenya il 26 gennaio 1905, dove le suore sono richieste per coadiuvare i preti missionari già presenti. Insieme ad altre consorelle, è tra le prime donne a compiere quest’avventura: solo le suore comboniane, infatti, erano già nel continente africano. Aveva chiesto lei di donarsi, con parole piene di trasporto: «Prego di far parte della prima spedizione di suore missionarie che partiranno per l’Africa. Ho sempre nutrito un grande desiderio di sacrificarmi per i poveri». Si donò anima e corpo, sempre pronta a partire, a sfondare, aprire varchi per nuove missioni; vide ogni tipo di miseria, vastità di sofferenze, fatiche indescrivibili. Pratica gli atteggiamenti di una “mamma buona” e così veniva percepita. A Iciagaki, la prima missione dove presta servizio, raccoglie attorno a sé la piccola comunità, occupandosi delle loro anime ma anche di attività pratiche: rende abitabile la casa, che è poco più di una baracca, coltiva l’orto, abbellisce il cortile. Il suo motto, in lingua dialettale, è «’Na bônamort a pagràtut», una buona morte pagherà tutto. Si dimostra donna saggia e prudente, attiva, ricca di pietà. Nella biografia di suor Scolastica Piano “Soavi memorie” la religiosa viene descritta così: «In casa era l’angelo delle piccole cure, delle attenzioni amorose per i fratelli e per le sorelle, procurando di intuire ogni loro desiderio, imponendosi la legge di soddisfare tutti in quelle inezie che, appunto perché tali, fanno tanto bene a chi ne è oggetto e dimostrano la grandezza d’animo di chi sa farsi tutto a tutti, pago di vedere gli altri contenti, senza nulla cercare per sé».Nell’ottobre 1925 arrivò l’ordine di tornare in Italia: stava già male e insieme a una sorella diede l’addio alla missione per iniziare, da sole, un rischioso viaggio di ritorno a casa. Il 13 novembre 1925 spirò sul piroscafo che la riportava in patria e fu sepolta tra le onde del mar Rosso. Una decisione presa in base alle norme igieniche del tempo. A rendere possibile la beatificazione sarà la guarigione inspiegabile a Meru, in Kenya, nel 2013 di un neonato che vide la luce «in assenza prolungata di attività cardiaca, respiratoria, neurologica». «La notizia della canonizzazione è stata per tutti noi una felice sorpresa», il commento di don Luca Moretti, parroco del Duomo di Cittadella, «un dono grande e un impegno a far conoscere ai parrocchiani la figura di questa suora, che è stata battezzata proprio qui, nella nostra chiesa».