Gara spettacolare e incerta fino alla fine, soluzione allo sprint sul traguardo di Cittadella: Ballerini secondo, Colbrelli terzo. Spettacolo doveva essere e spettacolo è stato, fino all’ultimo colpo di pedali. Anzi, fino al colpo di reni finale. Quello vincente di Giacomo Nizzolo che a Cittadella ha conquistato il suo secondo titolo dopo quello del 2016. il velocista milanese della NTT Pro Cycling è il nuovo campione italiano mentre Davide Ballerini (Deceuninck Quick Step) e Sonny Colbrelli (Bahrein McLaren) devono accontentarsi delle medaglie meno preziose.
All’ultimo metro: questi i verdetti senza appello di una delle prove tricolori più incerte e combattute di sempre: in 140 avevano preso il via dal cuore di Bassano. Per assistere alle prime fughe di giornata non si è nemmeno dovuto attendere di entrare sul circuito della Rosina, tasformato per un giorno in un autentico teatro naturale nel quale, di fronte al pubblico delle grandi occasioni, si sono i nomi più importanti del ciclismo azzurro.
Subito spettacolo: dopo l’attraversamento di Asolo, con appena una cinquantina di chilomentri sulle gambe, erano già in 27 in avanscoperta: un gruppone nel quale spiccavano per numero (ben 12 elementi presenti) i colori della Bardinai CSF Faizanè che ha provato a giocare la carta della sorpresa. I ragazzi di Bruno e Roberto Reverberi, però, sono stati costretti a fare i conti con un gruppo attento. Il caldo e l’alto ritmo di corsa hanno fatto sciogliere come neve al sole le ambizioni e i propositi degli attaccanti della prima ora, riassorbiti uno a uno dal famelico plotone inseguitore. A 100 chilometri dal traguardo, sulle rampe della Rosina sono usciti quindi al contrattacco Giulio Ciccone (Trek) e Fausto Masnada (Deceunink) ma, anche il loro, si è rivelato un fuoco di paglia.
La selezione sul muro: è così che il gruppo dei trenta migliori atleti di giornata, da cui nel frattempo aveva già perso contatto uno dei grandi favoriti, il campione europeo Elia Viviani, ha attraversato come una freccia Marostica per affrontare in apnea il Muro della Tisa. Il passaggio più temuto del tricolore allestito magistralmente da Filippo Pozzato, Jonny Moletta e Gaetano Lunardon, si è rivelato decisivo: 350 metri di ciottolato con le pendenze di una rampa del garage hanno consentito a Davide Formolo (UAE), Sonny Colbrelli (Bahrein), Giacomo Nizzolo (NTT), Nicola Bagioli e Davide Ballerini (Deceuninck), Daniel Oss (Bora) e Vincenzo Nibali (Trek) di fare la differenza. Niente da fare per Matteo Trentin (CCC) e Giovanni Visconti (Vini Zabù) già secco di energie. L’ultimo passaggio sulla Rosina ha concesso una seconda ed ultima possibilità ad Alessandro De Marchi (CCC), Diego Ulissi (UAE), Giacomo Garavaglia (Kometa), Andrea Vendrame (Ag2r), Samuele Battistella (NTT) e Kristian Sbaragli (Alpecin). Una occasione colta al volo dagli undici inseguitori che sono riusciti nel tentativo di riagganciare la testa della corsa.
Le strategie finali:nel giorno in cui il ciclismo italiano si è innamorato delle citta murate del Veneto, gli ultimi 25 chilometri si sono trasformati in una partitaa scacchi tra queste 13 pedine alla caccia del tricolore. A Rosà tenta l’affondo Alessandro De Marchi. Poi , quando si è già nel territorio cittadellese arrivano due rasoiate di Diego Ulissi. Poco dopo ci prova anche Davide Formolo. E, infine l’ultimo sussulto di orgoglio è di Vincenzo Nibali. Tutto inutile: ormai nel destino di questo campinato italiano 2020, rinviato a fine estate ma non annullato, è scritto un epilogo allo sprint. Ci pensano i neo- prof Andrea Bagioli e Samuele Battistella a rintuzzare tutti gli attacchi e, agli ultimi 300 metri, è il trentino Daniel Oss, forse ormai troppo abituato a lanciare gli sprint di Peter Sagan, che si ritrova in testa a pilotare la volata degli altri. Colbrelli parte lunghissimo, dalla sua scia esce un brillantissimo Ballerini ma il guizzo vincente è di Giacomo Nizzolo, bravo ad infilarsi lungo le transenne e beffare i rivali. Il capolavoro è compiuto.