Rinasce l’oratorio di Ca’ Nave

Visita del critico d’arte che ha fatto tappa nella chiesetta definita un “gioiellino”
Per il restauro un investimento di 350 mila euro. Dopo Pasqua l’inaugurazione
E Sgarbi fa la sua apparizione

Silvia Bergamin / CITTADELLA Alcune settimane fa è arrivata la “benedizione” di Vittorio Sgarbi e dopo Pasqua ci sarà la tanto attesa inaugurazione: si avvicina il nuovo inizio dell’oratorio di Ca’ Nave a Cittadella, definito dal famoso critico un “gioiello”.Vulcanico, alla mano e ferratissimo nella sua materia, ovvero l’arte: Sgarbi ha fatto tappa all’ombra delle mura di Cittadella, mettendo le basi anche per una possibile mostra sul Barocco veneto. Il passaggio del celeberrimo critico è avvenuta in coincidenza con il riconoscimento alla città del titolo di capitale veneta della cultura. Sgarbi è rimasto nuovamente affascinato dal recupero dell’oratorio del Salvatore a Ca’ Nave: «Ci ha guidato Giancarlo Argolini», racconta il sindaco, Luca Pierobon, «che ben conosce la storia dell’oratorio. Abbiamo investito circa 350 mila euro e Sgarbi si è decisamente complimentato e poi ci ha dato qualche consiglio sull’illuminazione. È rimasto colpito da quello che ha definito un “gioiellino”. Ci sono ancora degli interventi di pulizia da completare, ma ci stiamo avvicinando al momento finale, anche con una pubblicazione. Dopo Pasqua, potremo procedere con l’inaugurazione». E così si potrà tornare ad ammirare, in particolare, il gruppo marmoreo attribuito al fiammingo Giusto Le Court. «Sgarbi è rimasto un’ora, osservando busti, affreschi. E poi abbiamo ragionato su una possibile mostra sul Barocco veneto da organizzare tra due o tre anni a Cittadella», conclude il primo cittadino.Nel suo tour cittadellese Sgarbi ha fatto tappa al museo del Duomo: «È rimasto ammirato dalla “Cena di Emmaus”», spiega Vittorio Cecchetto, tra i protagonisti del progetto portato avanti da don Luca Moretti. La tela fu commissionata nel 1537 a Jacopo da Ponte, detto il Bassano, dall’arciprete di Cittadella Pietro Canzio con l’esplicita consegna di porre in evidenza il tema eucaristico. Inizialmente il dipinto era collocato sull’altare maggiore, poi è stato visibile nella sacrestia del Duomo. Ma grazie al Museo ha acquisito la centralità che merita. «Con la sua torcia il critico ha illuminato i dettagli e ha apprezzato la visibilità conferita a capolavori che – confinati in sacrestia – non erano accessibili. E poi ha ribadito – e messo per iscritto – la sua convinzione, ovvero che la flagellazione sia attribuibile ad Andrea Vicentino e non a Jacopo Palma. Il quadro venne acquistato all’asta nel 1840 dall’allora parroco di Cittadella Leonardo Bavaresco». Sgarbi ha voluto unire nella sua tappa nell’Alta sacro e profano, cultura alta e cultura popolare: dopo l’oratorio e il Duomo ha fatto tappa in centro, per un aperitivo, dove sono fioccate le richieste di selfie, alle quali si è prestato senza snobismo, mescolandosi alla movida giovanile. —