Taglio del nastro della nuova sede ospitata all’ex tribunale
La figlia Adriana scopre la targa: «Quell’ultimo abbraccio»
La caserma della Guardia di Finanza di Cittadella intitolata al sottobrigadiere Giulio Bonetto, vittima delle foibe. Una cerimonia importante quella svoltasi ieri mattina in via Roma, con il sindaco Luca Pierobon che ha ripercorso le tappe del nuovo inizio di Palazzo Scapin: «Era il primo settembre 2017 quando, dopo aver terminato i lavori di ristrutturazione costati 265 mila euro, il palazzo venne consegnato con orgoglio alla Guardia di Finanza di Cittadella». Una struttura storica, già nel catasto napoleonico del 1808. «Il fabbricato», ha ricordato il primo cittadino, «arriva da un lascito di Prosdocimo Scapin detto Riccardo all’ente casa di riposo di Cittadella nel 1973, venne acquisito dal Comune nel 1979. Dopo lunghi lavori di ristrutturazione l’immobile divenne sezione staccata della Pretura poi sezione del Tribunale di Padova fino al 2013». È rimasto inutilizzato fino al 2017 con l’arrivo delle fiamme gialle. «Grazie al capitano Luca Micheli, comandante della Compagnia cittadellese, persona preparata e competente che ha voluto questa inaugurazione dopo il periodo difficile della pandemia», ha concluso Pierobon. Il generale di Corpo d’Armata Bruno Buratti, comandante interregionale Nord Orientale, davanti ai ragazzi delle scuole ha ribadito la missione dei finanzieri, l’impegno per «legalità e bene comune», ricordando il valore e il sacrificio di Bonetto con il pensiero ad un’Europa «oggi purtroppo toccata dalla follia della guerra». E ha poi ribadito l’impegno «per tutelare la sicurezza economica e finanziaria del paese, siamo presidio per l’economia sana e i cittadini onesti». Una delle figlie del militare, Adriana, è stata madrina della cerimonia: «Avevo 5 anni quando papà ci abbracciò per l’ultima volta, ci disse “State tranquilli, tutto finirà presto e staremo insieme». Quell’abbraccio è ancora forte nella memoria, lui sapeva i rischi, li aveva confidati alla mamma, ma il suo senso di servizio e lealtà lo ha spinto ad andare in caserma. Guardia di Finanza e famiglia erano il suo mondo. Lo hanno dato per disperso», ha concluso la figlia, «per anni abbiamo pianto e pregato sperando tornasse, solo nel 1996 è arrivata la conferma che era stato gettato con i suoi commilitoni nella foiba di Bassovizza».