Città murate, ville e castelli: “Tanti tesori da valorizzare”

Nel Padovano decine di luoghi storici: visitatori in aumento, ma uno studio dimostra anche molte potenzialità inespresse.Il prezioso recupero delle mura di Cittadella, e poi la battaglia per proteggere il Castello del Catajo dalla costruzione di un vicino centro commerciale. Le code per visitare l’abbazia di Praglia, ma anche le iniziative legate alla casa del Petrarca. Sono solo alcuni esempi: da nord a sud il Padovano è un patrimonio medievale che attrae ogni anni migliaia di turisti. “Oh che bel castello..” è ben più che una semplice filastrocca: qui rappresenta da un lato l’identità di un territorio, dall’altro un volano economico ed occupazionale.Ma mura e castelli sono valorizzati al meglio? Il numero di visitatori è in costante crescita, eppure il potenziale non è sempre sfruttato a pieno. Un’indagine della Camera di Commercio di Padova sui siti culturali ha evidenziato che in provincia, escludendo il capoluogo, la parte del leone la fanno le mura di Cittadella (71mila visite in un anno) seguite da Villa Contarini a Piazzola sul Brenta (65 mila) e dalla casa del Petrarca ad Arquà (47 mila). Troviamo poi l’Abbazia di Praglia (43 mila) e Villa Vescovi a Torreglia (40 mila). Lo studio dimostra però che ci sono anche molti luoghi poco conosciuti e poco visitati, rispetto alle loro qualità storiche e culturali. L’indagine è stata condotta sottoponendo un questionario a guide turistiche, ricercatori ed esperti per comprendere le potenzialità dei vari punti d’interesse, analizzando poi la loro presenza sui 14 siti web specializzati e valutando infine l’affluenza turistica. Secondo questo studio i siti medievali che potrebbero decisamente migliorare la propria affluenza sono: la città murata di Montagnana e il castello di San Zeno, il castello di Monselice e il santuario delle sette chiese, il Museo Nazionale Atestino e il castello del Catajo. Dall’indagine emerge poi che in tutti questi casi nel 2016 il numero di visitatori era stato tra i 20 e i 25 mila all’anno, ma avrebbe potuto essere molto più alto se fosse stata potenziata la promozione. Pensiamo alla presenza sul web: nel 2016 il castello del Catajo compariva solamente su 3 dei 14 siti considerati, giusto per fare un esempio. Questo patrimonio complessivo, secondo il presidente della Camera di Commercio Fernando Zilio, “dev’essere riportato sotto i riflettori del turismo nazionale e internazionale, perché il nostro territorio è ricco e fertile di storia e cultura”.

I DATI: Le ultime statistiche ufficiali, elaborate dalla Provincia, sono datate 2016 ed evidenziano un trend turistico in costante aumento. Nell’Alta Padovana gli arrivi nelle strutture ricettive sono stati 105 mila in un anno: il Camposampierese fa la voce grossa con 63 mila (in questo caso influisce sicuramente l’effetto-ospedale), poi troviamo i 27 mila del Cittadellese e i 15 mila del Piazzolese. Sono invece 116 mila i visitatori della Bassa Padovana, dove domina l’area di Conselve (47 mila) e seguono quella di Monselice (31 mila) e la Saccisica (21 mila). Fa storia a sé naturalmente il bacino termale, con la bellezza di 760 mila arrivi. Il confronto con il 2010 è molto eloquente. Sei anni prima gli arrivi nell’Alta Padovana erano stati quasi 30 mila in meno (76 mila) e la stessa situazione la troviamo nella Bassa (86500).L’intera provincia nel 2010 contava 1,3 milioni di visitatori, mentre nel 2016 sono stati quasi 1,8 milioni (di cui 777 mila stranieri).

L’ESPERTO: Nel 2016 la Regione ha riconosciuto ufficialmente la nascita dell’Ogd (Organizzazione di Gestione Turistica) “Terme-Colli”. Lo scopo di questa organizzazione è collegare l’intera offerta in modo da creare un unico “marchio” turistico. Un portale tiene il quadro complessivo di domanda e offerta, e l’obiettivo è quello di portare sindaci e imprenditori ad adottare linee comuni. “È sicuramente la strada giusta, in Francia lo han capito sin dagli anni Novanta – spiega Stefan Marchioro, docente di Economia applicata al turismo all’Università di Padova -. Borghi e castelli vanno inseriti in un unico circuito legato al tema della medievalità. Abbiamo tanti gioielli, ma in questo mercato così competitivo nessuno si salva da solo. Bisogna proporre un’offerta unica, pur mantenendo le specifiche identità dei vari siti culturali. Questi tesori hanno anche il punto di forza di essere ottimamente collegati con Padova, Venezia, Verona e Ferrara, ma serve un coordinamento univoco – prosegue Marchioro, che lavora anche alla Direzione Turismo della Regione -. Castelli, ville e mura sono ottimi ingredienti di una torta, ma vanno messi assieme per diventare un prodotto turistico davvero importante”.