“È la mia terza volta a Cittadella. La prima è stata nel 1964 con l’amico Franz Conz conosciuto a Milano, la seconda per un viaggio di piacere ed ora rieccomi qua”. La terza presenza di Al Bano Carrisi nella città murata è nella veste non di cantante, ma di scrittore, per la presentazione del libro “Madre mia, l’origine del mio mondo”, realizzato a quattro mani con Roberto Allegri. Accolto da fragorosi applausi in una gremita sala consiliare di Villa Rina, a fare gli onori di casa il sindaco Luca Pierobon, presenti l’assessore alla cultura Francesca Pavan, il presidente del Lions Club Loris Pasinato e il socio Piero Antonio Conz, nella tradizione di famiglia amico del grande cantante pugliese. Al Bano non si è risparmiato nel raccontarsi e nel fare autografi e gli immancabili selfie con fan di tutte le età. Segno, anche se non ce n’era bisogno, di come la sua musica unisca più generazioni. Perché questo libro? “Nasce dal desiderio profondo di descrivere una razza in via di estinzione: mia madre. Quello che ha fatto non ha eguali, non si è arresa di fronte a niente e a nessuno. Mi ha insegnato l’onestà, la giustizia, l’umiltà, il valore del lavoro e della perseveranza”. A proposito di lavoro, hanno cercato di farle abbandonare l’idea di fare musica. Non avrebbe avuto un futuro, una vita dignitosa. “Non ho mai avuto dubbi su quello che avrei dovuto fare nella mia vita e l’ho voluto fare contro tutto e contro tutti. Chi crede in quello che vuole fare, in ciò che ama, deve farlo. Non c’è nulla di più bello di fare una cosa con passione”. Oggi è anche un imprenditore agricolo molto apprezzato: “Sono scappato dal Sud per l’odio della terra e poi sono tornato per amore della terra. Per fare questo percorso c’è stato bisogno di una grande città come Milano. Sono andato a viverci, era un mondo che non conoscevo, che non immaginavo e che mi ha battezzato”. Attraverso la sua musica lei è un ambasciatore della cultura italiana all’estero. Che giudizio dell’Italia coglie dai fan stranieri? “Vedo che l’amore che gli stranieri hanno per l’Italia non ce l’hanno invece gli italiani”. Perché? “A causa delle beghe politiche delle quali non ne possiamo più. Tutti ci dicono che pensano al bene dell’Italia, poi parlano malissimo gli uni degli altri. È uno spettacolo indecente. La politica deve cambiare, essere a favore del popolo, ed invece crea solo lacerazioni”.